Flaminio Bertoni: l’arte al servizio della tecnica.
Parlare di Bertoni, della sua vicenda umana e professionale, serve ad illustrare come gli stilisti abbiano lavorato con l’industria dell’auto europea fino all’istituzione dei centri stile interni, avvenuta nel dopoguerra ( ad esempio il centro stile Alfa Romeo del 1946) .
Il fatto che fosse essenzialmente un artista e che lavorasse nel suo atelier esterno all’azienda la dice lunga su come le case automobilistiche vedessero lo stile ed i suoi addetti: dei mestieranti dotati di buon gusto.
Il lavoro di Bertoni venne a volte ostacolato: è il caso della 2cv, dal cui processo di sviluppo venne inizialmente escluso, salvo poi essere precipitosamente coinvolto viste le reazioni sdegnate alla vista del primo prototipo disegnato dall’ingegnere capo Pierre Boulanger.
La sua poetica, come ebbe in più occasioni a dire, stava nell’amore per le forme della natura. Da scultore partecipò più volte a mostre che avevano come tema la rappresentazione dell’armonia del corpo animale. Andre Citroen diceva a suo figlio Maxime riguardo alla traction avant: “stiamo sviluppando una carrozzeria a forma di carapace ribaltato” e ancora lo stesso Bertoni, interpellato da un giornalista su quale fosse stata la fonte di ispirazione per la DS, disse che voleva fare qualcosa simile ad un pesce.
Il contributo di Bertoni fu per anni ignorato, solo in tempi recenti, a seguito della consacrazione dei modelli da lui disegnati, gli è stato assegnato il posto che merita nella storia dell’auto e soprattutto della Citroen, per la quale ha costruito una identità formale cui ci si riferisce ancora adesso.
Paolo Granelli