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Paul Jaray: Il mito del progresso “aerodinamico”

Paul Jaray: Il mito del progresso “aerodinamico”

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Il pioniere assoluto dello stile aerodinamico è senz’altro Paul Jaray. Probabilmente per le sue creazioni non ha mai pensato a risolvere in termini di stile la carrozzeria, eppure le sue macchine non sono dei laboratori aerodinamici viaggianti ma espressione di una grammatica ben consolidata ed attenta a quella che nel linguaggio comune viene detta “estetica”.  Sappiamo che nel 1899 l’auto elettrica “jamais contente” del barone jenatzy superò i 100 km/h e che nel 1902 Serpollet con la sua “baleine” supero i 132 Km/h. Entrambi già avevano intuitivamente dotato di un profilo acuminato le loro vetture perchè si erano accorti dell’aumentare della densità dell’aria all’aumentare della velocità.

Chi però adottò più sistematicamente ed efficacemente dei criteri aerodinamici per la carrozzeria fu Jaray. Ripercorriamone per sommi capi la vita: da Wikipedia

“Paul Jaray (1899-1974) è stato un designer aeronautico ed automobilistico austriaco di origine ungherese. Quintogenito di origine ebrea, a partire dal 1906 Paul Jaray frequentò gli studi di meccanica dapprima a Vienna ed in seguito, dal 1911, a Praga
Nel frattempo si sposò con Olga Jehle, dalla quale avrebbe avuto tre figli. In seguito avrebbe divorziato ed avrebbe avuto altre due mogli.
Nel 1912, una volta ultimati gli studi, fu direttore dell’ufficio progetti presso la Flugzeugbau Friedrichshafen. In seguito, nel 1914, si trasferì in Germania dove trovò impiego presso la Zeppelin, azienda nota già all’epoca per i suoi dirigibili. Qui collaborò alla realizzazione di diversi modelli di questa azienda. L’esperienza presso l’azienda tedesca di dirigibili servì al giovane Paul Jaray per prendere coscienza dell’importanza dell’aerodinamica nel settore dei trasporti, sia per i velivoli, sia per le autovetture ed addirittura nelle motociclette. Sarà proprio l’aerodinamica il criterio prevalente nelle sue future progettazioni, un tema che accompagnerà la sua professione nei decenni successivi.
Decisivi per la maturazione di questa sua inclinazione all’aerodinamica furono gli studi compiuti ad una delle prime gallerie del vento della storia.

Nel 1923 si trasferì in Svizzera, dove di lì a poco fondò la Stromlinien Karosserie Gesellschaft, un’azienda specializzata in design aerodinamico applicato alle autovetture. Ma l’azienda non trovò molte commesse con cui sopravvivere. Si tentò la strada della vendita dei brevetti, ma con poco successo. Nel 1937 gli affari colarono a picco e l’azienda chiuse i battenti.
Il solo torto di Paul Jaray fu quello di aver precorso eccessivamente i tempi. Suoi furono i contributi per alcune vetture prodotte tra la fine degli anni venti e la fine degli anni trenta Audi e Dixi). Ma anche molte altre Case automobilistiche hanno un debito con Paul Jaray. Si va dalla Chrisler Airflow del 1934 alle Tatra, fino alla Peugeot 402, tutte vetture il cui stile è rimasto influenzato più o meno direttamente dal genio, purtroppo incompreso, di Paul Jaray.
Oggigiorno, Paul Jaray è considerato unanimemente uno dei padri del design aerodinamico.”

Famose sono le sue vetture scolpite dall’aria nelle quali la sezione a “goccia” la fa da padrona, la sua fonte di ispirazione era infatti il dirigibile, soggetto sul quale aveva cominciato a lavorare ai tempi della Zeppelin. Sono questi i casi della Ley T6 vettura realizzata nel 1923 dotata di un favoloso Cx di 0,29!

I progetti di Jaray  sono attenti si all’aerodinamica ma anche a trovare una via espressiva che armonizzi tali concetti in ottica di appagamento visivo. Le Maybach da lui curate per esempio sono piene di soluzioni che uniscono lo “Stromlinie” all’utilità dell’utente: stiamo parlando per esempio sulla grande abitabilità della Maybach DS8 o , sempre nella stessa vettura, l’ingegnosa carenatura della ruota di scorta o la sistemazione del bagagliaio.  Le innovazioni portate da Jaray furono apprezzate da pochi ma capite da molti, tant’è che negli anni trenta tutti i costruttori ne fecero tesoro e svilupparono i loro modelli aerodinamici in maniera più “perbenista” e meno radicale suscitando il plauso generale.

Paolo Granelli

 

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